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La ferrata Ra Gusela e la Ferrata Averau: Dolomiti Ampezzane

Oggi parliamo di due ferrate facili nelle montagne più belle del mondo: la ferrata Ra Gusela al Nuvolau e la ferrata Averau. Siamo nelle Dolomiti Ampezzane, raggiungibili da Cortina d’Ampezzo, e il nostro itinerario parte dal Passo Giau. O dintorni.

Il trekking è classificato come difficile, ovviamente, per la presenza delle ferrate. Le singole ferrate sono considerate però facili nel complesso. Sono entrambe molto brevi e tecnicamente non impegnative. Hanno tuttavia dei sentieri di avvicinamento molto ripidi e che richiedono attenzione, soprattutto la ferrata Averau.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio l’itinerario che le affronta entrambe nella stessa giornata. Ardito? Giudicate voi.

#diariomontano45

Ho detto dintorni di Passo Giau. Infatti noi partiamo non dal passo ma da Malga Giau. Abbiamo visto che c’è un sentiero che da lì arriva all’inizio del sentiero della ferrata Ra Gusela, così non spostiamo la macchina.

Malga Giau è stata la nostra sede per una notte, e devo dire che è molto accogliente. Gestione familiare di grande esperienza (erano i gestori del Rifugio Biella), ottimo cibo e splendido servizio. C’è una camerata da 10 con bagno comune (ma bagno come in casa, niente gettone per la doccia) e biancheria inclusa. Un sogno. E una splendida vista sulla Croda da Lago e montagne affini, con Enrosadira serale. Consigliatisima.

Traccia Ferrate Nuvolau Averau

Salita verso la Ferrata Ra Gusela

Partiamo dunque di buon mattino dalla malga dopo lauta colazione. Il sentiero che prendiamo è il 444, dritto in salita oltre i prati dietro il rifugio. Non è visibilissimo: ci sono un paio di paletti e qualche cartello sugli alberi, bisogna prestare attenzione. È un sentiero nuovo e come tutti i sentieri nuovi va un po’ cercato. Comunque non è che si sbaglia: bisogna arrivare sotto al Nuvolau, quindi si va di lì, si sale e si spera di rimanere nella traccia.

Il sentiero è una scala, non mentirò. È ripido oltre misura, e non lascia gran respiro. Però è corto. Noi siamo partiti arzilli, non lo nego, ma in 30 minuti siamo arrivati al bivio. Tipo qui.

Tofana
Massi erratici e Tofane

Giunti al bivio sotto le rocce, vediamo il sentiero di avvicinamento alla ferrata che si stacca con decisione verso l’alto dal 443, che circonda il monte. È il 438. Lo prendiamo.

Anche questo è una scala impietosa al sole, aggravata dal ghiaione accecante. Una pietraia dalle pendenze ragguardevoli che sale verso le pendici della roccia. Forse la parte più brutta e difficile del sentiero. Anche questa però è abbastanza veloce: dal bivio in 20 minuti siamo all’inizio della ferrata vera e propria, che parte in una piccola sella pensile della Ra Gusela. E da qui è un’altra storia. Ci mettiamo imbraghi e caschetti e partiamo.

Ferrata Ra Gusela
I primi due tratti della Ra Gusela

La Ferrata Ra Gusela

La Ra Gusela è composta da 3 tratti di cavo metallico, di cui i più impegnativi sono il secondo e il terzo. Il primo tratto, in basso nella foto qui sopra, è un’assicurazione alla montagna sul sentiero leggermente esposto, con qualche passaggio su gradini di roccia. Tutto molto tranquillo.

Il secondo tratto, che inizia subito dopo la fine del primo, si vede in alto dove salgono le persone. È un passaggio molto più verticale, non esposto, assicurato all’interno di un canalino. Qui oltre al cavo troviamo anche un paio di ferle nella roccia e una scaletta sul finale. È molto corto e non presenta difficoltà tecniche rilevanti. Al termine del canalino si emerge sulle pendici della Ra Gusela e si può ammirare il vallone interno del Nuvolau, e altre cime. Come da una terrazza.

Info utili

Se volete informazioni più dettagliate sulla ferrata, compresa una descrizione puntuale con foto di ogni passaggio, vi consiglio di andare a vedere su Ferrate365, dove trovate davvero tutto su questo tipo di percorsi. Noi ci siamo guardati le ferrate lì prima di farle, e devo dire che le descrizioni sono molto accurate e veritiere. Consiglio.

Fine ferrata
L’arrivo del secondo tratto di ferrata

Il sentiero prosegue nel vallone, seguendo gli omini di pietra e qualche segno verniciato. Bisogna scavalcare alcune crepe e risalire in parte il fianco della Ra Gusela prima di giungere al terzo tratto di corda sulla ferrata.

Tofane e Lagazuoi
Certi panorami

Saliamo sotto il sole cocente e su sentiero sempre abbastanza ripido, ma vediamo la meta là in alto. Non possiamo abbandonare qui. In mezzoretta siamo all’attacco del terzo tratto della ferrata. Inizia anche questo in una selletta, di fianco ad uno sperone, ed è dei tre il tratto più esposto.

Rifugio Nuvolau
Eccolo là il rifugio

Ci agganciamo e saliamo, velocemente, fino alla cima. Il Marito sostiene che per sicurezza, non guarderà in basso. Io guardo invece. C’è un bel salto, non c’è che dire. Però è davvero una sgambata: 5 minuti di moschettoni che cliccano e siamo su.

Rifugio Nuvolau
L’arrivo al Nuvolau

Arriviamo direttamente sulla piattaforma di atterraggio dell’elicottero. E qui, la folla. È quasi ora di pranzo e i gitanti si assiepano giustamente ai tavoli. Anche noi ci sediamo sul cemento e tiriamo fuori un panino. Dobbiamo mettere benzina nelle gambe, perché non siamo nemmeno a metà.

Tempistiche

Oggi per voi tempi precisi:

  • sentiero 444 dalla malga al bivio col 438: 30 minuti;
  • sentiero 438m dal bivio all’inizio della ferrata vera e propria: 20 minuti;
  • ferrata Ragusela, tutti i tratti di corda e il sentiero nel vallone: 1h25;

Totale fin qui: 2h15. E daidaidai.

Alla ferrata Averau

Mangiamo un panino e beviamo metà della nostra acqua. Si rivelerà tremendamente insufficiente, ahimé. Poi iniziamo a scendere lungo l’autostrada 439 verso il rifugio Averau. In 4 salti e 20 minuti siamo a valle.

Da qui leggiamo i cartelli con le indicazioni dei sentieri e prendiamo quello che indica la ferrata Averau, che non ha un numero ma è segnatissimo. Anche questo sentiero, dopo un attacco conciliante si rivela un’orrenda scala in un ghiaione. Del resto dobbiamo salire sulle montagne, mica andare al mare in ciabatte.

Fa un caldo osceno e il sole riverbera sui sassi bianchi in modo indegno. Meno male che ho preso gli occhiali da neve. Però è pieno di papaveri alpini, giallissimi, che a quanto pare non temono le pietraie assolate.

Ferrata Averau
Giusto per chiarire la pendenza

Dopo 10 minuti siamo all’attacco della ferrata, che inizia in un canale con camini e pareti verticali.

La ferrata Averau

La ferrata è purtroppo a doppio senso. Bisogna percorrere lo stesso tratto per scendere e per salire, quindi occorre a volte fermarsi e far passare chi scende. Ma è molto corta e ha diversi terrazzini su cui sostare, oltre ad un passaggio sdoppiato per favorire la circolazione.

Inizia subito in piedi. Il primo tratto di corda è abbastanza insidioso e verticale, anche se in salita non da’ pensieri. Poi si piega a destra per risalire su una placca e da qui inizia il secondo tratto di corda, che risale un canalino con ferle e appoggi alla roccia. Anche questo abbastanza verticale. Come percorso è più tecnico rispetto alla Ra Gusela, ma comunque molto corto e senza grosse insidie.

Info utili

Anche qui, per maggiori descrizioni e foto, consiglio Ferrate365.

Ferrata Averau
Scorci pensili

Giunti in cima al secondo tratto, si apre la vista sul vallone nascosto dell’Averau. Da qui si prosegue su sentiero a pallini fino alla vetta. Il sentiero è ancora più accidentato che quello della Ra Gusela, e occorre cercarlo un po’, tra le pietre. Ci sono diversi passaggi poco simpatici su rocce lisce e ripide, che immagino non siano il massimo in caso di umidità. Ci sono anche alcuni scorci pensili sul mondo sottostante. Non male.

Dopo un altro po’ di sudore speso per salire verso la vetta, ecco la croce che spunta. Vicina. E siamo su. Da quanto non facevamo una cima. Che bello che è. Tornare.

Croce di Cima Averau
“Nelle vette sempre a noi vicino”

Tempistiche

La ferrata Averau si fa in un’ora dal rifugio Averau. Quindi, sommando tutto, compresi i 20 minuti di discesa dal Nuvolau, siamo a 3h35 dalla partenza. Senza pause.

Discesa dalla ferrata

Dopo aver mangiato un altro panino in vetta e aver fatto qualche nuova foto profilo che poi mi sistemerò con comodo, scendiamo perché già calava il buio… No, c’è un sole orrendo, ma abbiamo finito l’acqua e abbiamo sete. Stolti e sciocchi.

Cima Averau
Incauta autrice guarda verso l’infinito e oltre

Ripercorriamo il vallone cercando di non scartavetrarci le ginocchia sulle rocce (la parte più difficile fin qui). Giunti alla ferrata, ci mettiamo in coda per scendere, mentre un babbo toglie l’imbrago ad un bambino che avrà avuto boh, sei anni. Francese.

La discesa è già più impegnativa. Alla placca però si prosegue verso la montagna e ci si infila in un camino con le ferle nella roccia, fresco e umido. Che sollievo per le mie braccia ustionate. Qui aspettiamo qualche minuto che davanti a noi scendano. L’ultimo passaggio (cioè il primo salendo) è il più difficile. In discesa è peggio perché non si vede l’appoggio per i piedi. Quindi se qualcuno che è già passato ti guida un po’, è meglio. Altrimenti ti attacchi al cavo con le braccia e scendi.

Usciti da qui, togliamo tutta la ferraglia che non servirà più, e ci avviamo a grandi balzi verso il rifugio Averau pregustando la radler e l’acqua che berremo.

Verso il Passo Giau

All’Averau arriviamo dopo 7/8 minuti di corsa nelle ghiaie pendenti (la parte più pericolosa fin qui). E guadagnamo un posto sul prato, con radler casalinga e bottiglia d’acqua aggiuntiva per placare la sete. Non scrivo quanto ci sono costate che poi mi diffidano. Ma se potete portarvi 3 litri di acqua nello zaino FATELO.

Ci riposiamo qualche minuto e andiamo in bagno. Poi, via verso casa, che già calava il buio… No, c’è sempre un sole orrendo ma al termine del giorno dobbiamo andare a Bologna. Sigh.

Prendiamo quindi il sentiero 452 che si stacca a sinistra del rifugio Averau, dalla strada che sale dal Fedare, e che dovrebbe condurre al Passo Giau stando sottocosta. NON FATELO. Il 452 sotto al rifugio non è più manutenuto, è venuto giù in un qualche inverno, quindi l’hanno mollato lì e hanno creato un taglio più in basso, dalla strada. Quindi il percorso corretto è 464 (strada) e poi 452, dopo 6/7 tornanti.

Panorama verso il Giau
Sassaie con luce bella

Noi non lo sapevamo, lo abbiamo scoperto quando eravamo già scesi troppo per tornare indietro, quindi abbiamo preso il 452 sotto al rifugio e siamo finiti in un torrente dentro una specie di canalone. Il sentiero era abbastanza portato via dalle acque, e molto pendente. Si fa eh, ma perché quando ce n’è uno più basso e più safe? La parte più pericolosa fin qui. Stavolta davvero.

Comunque l’abbiamo sfangata e ci siamo innestati sul sentiero giusto, che percorre il fianco della Ra Gusela fino al Passo Giau, tra ghiaioni e pietraie. Giunti al Passo, prendiamo il 443 al bivio, a sinistra nel prato delle mucche, subito prima del ristorante.

Chiudiamo l’anello

Ra Gusela
Il monte Ra Gusela dal Giau

Quest’ultimo tratto è il più riposante, ed è anche quello indicato in partenza se invece che dalla malga decidete di partire dal passo per fare il percorso. È in leggera discesa e attraversa prati e poi pietraie con mughe, con diversi massi erratici.

Dopo una mezzoretta arriviamo al bivio col 444, dove siamo saliti al mattino. Abbiamo chiuso l’anello.

Ora ci buttiamo giù in discesa nel bosco a una velocità smodata, e in breve siamo a Malga Giau.

Tempistiche

Dalla discesa dalla cima Averau alla malga abbiamo impiegato circa 2h50. Non nascondo che in certi punti siamo andati forte per la fretta. Totale totale: 6h30. Un giretto.

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