#diariomontano29
Oggi andiamo in Val Fiorentina, sotto al Pelmo, con uno di quei giretti che definirei “passeggiatelle“. Abbiamo la cinna piccola ma che cammina e abbiamo detto stop ai mezzi di trasporto tipo passeggini da trekking e zaini o simili. Abbiamo intenzione di sfrangiarci l’anima insegnando alla pulzella il piacere della camminata. E quando proprio non se ne può più il Marito se la carica in spalla, come negli anni ’90.
E devo dire che comunque i nostri girettini, senza troppe pretese, li abbiamo portati a casa anche quell’anno. Uno fra tutti, il giro panoramico al Rifugio Città di Fiume, fatto ad anello però, perché noi da tradizione dobbiamo fare le robe difficili subito il primo giorno. Però che panorama.
Passo Staulanza
Rifugio Città di Fiume
Difficoltà | Facile |
Tempo di percorrenza | 2h30 (4h10 con bambina) |
Dislivello in salita | 200 metri |
Sentieri | 472, 467 Carta Tabacco 25 DOLOMITI DI ZOLDO CADORINE E AGORDINE 1:25.000 |
Rifugi | Rif. Città di Fiume |
Salita nel bosco
Parcheggiamo non senza difficoltà al Passo Staulanza, dove non è che ci sia poi così tanto spazio. Ma è quasi Ferragosto quindi ci aspettiamo una discreta botta di gente. Mentre ci avviamo al cartello che indica le partenze dei sentieri, sulla sinistra, dal lato del Pelmo, notiamo un pullman che scarica un 50/60 persone, le quali con gran vociare si avviano nella nostra stessa direzione. Con orrore seguo le gesta del Gruppo Vacanze Piemonte (cit.) che si compatta sullo spiazzo d’erba davanti alle partenze dei sentieri, finché il caposquadra non si avvia su di un’altra traccia, diversa da quella che prenderemo noi.
Tiriamo un enorme sospiro di sollievo.
Ci avviamo dunque sul 472 in direzione Val Fiorentina, col passo lento di chi accompagna una Tata di 2 anni e mezzo sui suoi primi sentieri montani. Il sentiero è molto bello, nel bosco misto di abeti e larici, con prato e vegetazione bassa, ma parte subito in salita, coi gradini di radici.
La ragazza si comporta abbastanza bene. Viene incantata con qualche espediente, tipo cercare i segnali CAI sugli alberi, guardare i cani che passano al guinzaglio dei padroni e cercare i fiori. Riesce a farsi quasi tutta la parte in salita.
Il sentiero sale nel bosco con pendenza moderata per circa 100 metri di dislivello, fino ad affacciarsi sul ghiaione del Pelmetto. Qui inizia un tratto scoperto, di grande impatto scenografico, tra sassi bianchi e piccole macchie di mughe. Decidiamo di prendere un po’ in spalla la bimba, che inizia a sentire la fatica. In lontananza vediamo già la meta, anche se non siamo ancora a metà percorso.
I ghiaioni del Pelmo
La traccia si snoda con qualche saliscendi nel ghiaione, superando i fossi per lo scioglimento delle nevi e arrivando a ridosso delle pareti del Pelmo. Vediamo a destra il sentiero che arriva alla forcella, sul quale procedono alcuni escursionisti, piccoli pallini semoventi in quota.
Infine rientriamo nel bosco e ricominciamo a salire con costanza, con diversi torrentelli che corrono sotto i piedi e qualche albero caduto. La Tata è in spalla fissa ormai, e il nostro passo è comunque rallentato dal peso e dalla salita. Mancano circa 100 metri di dislivello, che percorriamo tra altissimi abeti e larici e massi erratici ricoperti di vegetazione, finché non arriviamo a sentire lo scampanare delle mucche al pascolo e il vociare delle persone. Siamo arrivati al rifugio.
Il Città di Fiume (che, nota al testo, è davvero gestito dalla sezione CAI di Fiume, quella Fiume) si presenta in un pratone al limitare del bosco, rifugio antico con grossi muri bianchi e portico. Al di sotto, la strada bianca, che prosegue oltre la casa fino in cima alle pendici del colle per poi sparire dietro la cima. Il sentiero 467, che qui è anche Alta Via 1, continua poi fino al Mondeval e alla Croda da Lago.
Troviamo uno spiazzo erboso pianeggiante sul limite del boschetto, dove ancora non si sono installate le mucche al pascolo, e mangiamo i nostri panini. A causa delle limitazioni per il COVID rinunciamo a patatine, birra e caffé: il rifugio è blindato all’ingresso e non ci attentiamo a piazzarci nel loro prato. C’è una discreta folla, essendo un rifugio “facile”.
Discesa
Dopo pranzo riprendiamo il cammino scendendo sulla strada sterrata, col segnavia numero 467. È un’ampia carreggiata ghiaiata coi pratoni che lasciano il posto al bosco, una vista spettacolare su Pelmo, Civetta e Sella e Marmolada in lontananza. La Tata prosegue un po’ a piedi poi la stanchezza prende il sopravvento e le fa guadagnare le spalle, dove si abbiocca impunemente, cullata dal dondolio.
Fortunatamente la discesa è abbastanza breve: passiamo accanto a Malga Fiorentina e proseguiamo nel bosco più fitto, fino a raggiungere il parcheggio da cui parte il sentiero, situato sul terzo tornante della strada del passo.
A questo punto il Marito si avvia sulla statale a prendere la macchina, mentre tento disperatamente di far continuare il sonno alla bimba nel prato, inutilmente.
Tempistiche
Con la bimba abbiamo impiegato 2h50 per il sentiero in salita fino al rifugio e 1h20 al ritorno, sulla strada fino al parcheggio. Senza zavorre l’andata si fa in 2h scarse e il ritorno in meno di un’ora.
Curiosità
Il Pelmo, visto dalla valle del Boite ovvero quella che parte a Pieve di Cadore e termina a Cortina, ha una forma tutta particolare che lo fa assomigliare ad una grossa sedia. Presenta infatti un largo vallone glaciale proprio al centro. Viene perciò soprannominanto el Caregón de ‘l Pareterno (“il Trono del Padreterno”). Dio, stanco dal tanto creare, il settimo giorno si siede su una montagna e la schiaccia fino a farla sembrare una sedia. Ecco che nasce il Pelmo così come si vede oggi.