Non lo dico io, ma lo dicono i Lunapop, e chi c’era se lo ricorderà. I colli bolognesi sono un po’ la nostra coperta di Linus, quel posto in cui andiamo a rifugiarci per scappare dal caldo, dalla nebbia, dalla tristezza della vita. Ed è sempre bello andare a farci un giro, ogni tanto.

Oggi quindi snoccioliamo qualche idea pratica per camminare sui colli partendo da casa (per chi sta nei pressi, ovviamente). E senza nemmeno prendere la macchina, a volte.

Si va da Casalecchio a San Lazzaro, passando per i sentieri della collina, che sono ben segnalati e spesso anche su asfalto. Li potete consultare online qui, oppure acquistare la carta nelle migliori edicole e nelle librerie. Purtroppo il pdf comodamente scaricabile dal sito di Enteparchi non è più disponibile (mannaggia).

#diariomontano39


1. A San Luca per i Bregoli

Difficoltà: medio-facile

Tempi di percorrenza: 1 ora

Dislivello in salita: 200 metri

Sentieri: 112B Carta 02 BO Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


San Luca è un po’ un must per il bolognese medio, e anche per quello d’importazione ovvero lo studente fuori sede. Chi non è salito a piedi a San Luca almeno una volta non può dirsi abitante della città. Che ci si vada per devozione (durande la processione della Madonna) oppure per sfida personale o allenamento sportivo non importa, basta salire.

E salire per i portici partendo dal Meloncello è già comunque una prova atletica di consistente difficoltà: è una scala a gradinate alternate con pendenze anche del 18%, e chi ci è venuto in bici sa che alla curva delle orfanelle c’è da sputare un polmone. I taxisti con l’auto a metano non ci salgono, l’autobus elettrico nemmeno, rischia di bruciare il motore (è già successo varie volte, soprattutto sulle salite per l’ospedale Rizzoli, che si trova sopra un’altra collina molto simile).

Per dire che la pendenza sembra poca ma si sente tutta, e oggi andiamo a vedere com’è invece presa da dietro, dove c’è il bosco, e dove servono le scarpe da trekking.

Colli bolognesi: i Bregoli Earth

Il santuario della Madonna di San Luca

Ci sarebbe da scrivere un libro su San Luca ma non è questa la sede più adatta. Quindi, brevemente: è un santuario molto famoso in tutta la regione ed è legato all’immagine custodita al suo interno, la quale viene portata in processione due volte l’anno fino alla basilica di San Petronio a Bologna.

L’immagine è legata ad un miracolo in cui si narra che la Madonna abbia portato il sole, durante la processione indetta per la disperazione della cittadinanza, invocata durante una primavera particolarmente piovosa che rischiava di rovinare il raccolto.

Ancora oggi la processione si tiene il quinto sabato dopo Pasqua e la Madonna di San Luca resta in città per una settimana, prima di essere riaccompagnata al santuario. Alle celebrazioni partecipa una buona fetta della cittadinanza. E per contrappasso, di solito quando scende la Madonna piove.

Santuario della Madonna di San Luca
San Locca

Da Casalecchio a San Luca

Colli bolognesi: sentiero dei bregoli
Salendo nel bosco

Partiamo dalla chiesa di San Martino che troviamo a Casalecchio, sulla Porrettana, proprio all’imbocco di uno degli ingressi principali del Parco Talon, l’immenso polmone verde della Bologna sud-ovest. Qui, a lato dell’edificio si prende il sentiero 112B che punta verso l’alto subito in salita, con pendenza moderata.

Il sentiero infatti sale sulla cresta di una collina chiamata Monte Castello, e supera anche un tratto quasi a strapiombo sulla vallata sottostante, detto Balzo della Beccaccia, perché vi si appostavano i cacciatori per attendere il passaggio degli uccelli.

La pendenza si guadagna in fretta e in poco tempo iniziamo a vedere la vegetazione che si dirada: compaiono le prime recinzioni, una strada asfaltata, alcune case. Siamo in cima alla collina, e da qui in breve arriviamo sulla strada che porta al santuario.

Curiosità: i Bregoli

Il nome “bregoli” è oggetto di controversia tra casalecchiesi e bolognesi: per i primi il sentiero prende il nome da “bragguel” ovvero fascine, sterpi, in virtù dell’antica usanza delle genti più povere di percorrerlo alla ricerca di una fonte gratuita di legna per il fuoco. Per i bolognesi invece è da intendersi come sentiero dei “brigoli” dalla radice mediterannea “bric” che identifica un luogo impervio e ghiaioso (per la bibliografia vedere qui).

Si tratta comunque di un altro sentiero di devozione mariana, poiché era la strada usata dagli abitanti di Casalecchio per raggiungere il santuario della Madonna di San Luca, e vi veniva celebrata la Via Crucis.

Una volta arrivati sulla strada il passo fino al santuario è breve. Si raggiunge la chiesa dal retro e da qui si può godere di una splendida vista sui colli di dentro. Siamo anche sulla Via degli Dei, quella strada ormai famosa alle masse che tutti ormai conoscono almeno per sentito dire.

Il cammino infatti parte da Piazza Maggiore e passa proprio per il Meloncello, per arrivare a San Luca, scendere a Casalecchio e continuare lungo il parco della Chiusa fino al Contrafforte Pliocenico.

Ma questa è un’altra storia.

Da San Luca ai colli di dentro
La vista è quel che è, oggi

2. Villa Aldini, Villa Ghigi e l’Eremo di Ronzano

Difficoltà: facile

Tempi di percorrenza: 2 ore

Dislivello in salita: 120 metri

Sentieri: 904 Carta 02 BO Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


Da Porta San Mamolo le possibilità che si aprono davanti a noi per passare una giornata sui colli bolognesi in libertà sono diverse. Qui vediamo cosa succede se andiamo destra e teniamo per il colle dell’Osservanza.

Colli bolognesi: Villa Aldini Earth

In cima alla strada si arriva ad un bel punto panoramico, circondato di grosse case storiche con parchi e giardini privati. Una di queste è Villa Aldini, imponente residenza ottocentesca oggi visitabile, che di interessante ha la parte sul retro, che ha inglobato un ex convento e in particolare una “rotonda” ovvero un’antica chiesa a pianta circolare, molto suggestiva. Oggi è visitabile su prenotazione, la trovate come Rotonda della Madonna del Monte.

Peccato per l’orrendo carico dell’acqua in cemento che deturpa abbondantemente il caseggiato. 

Villa Aldini e Bologna
Si intravede la rotonda, dietro la villa

Da Villa Aldini a Villa Ghigi

Imbocchiamo dunque il sentiero 904, che procede inizialmente su strada e poi piega a sinistra addentrandosi nei campi. Saliamo un po’, fino ad incrociare un’altra strada, che seguiremo per un tratto fino ad arrivare al lato del Parco di Villa Ghigi, in cui entreremo.

Il parco è abbastanza vasto e pieno di sentieri, ma continuando a seguire il 904 si arriva fino in cima alla Palazzina, circondata da grossi alberi sempreverdi.

Villa Aldini
Era primavera, ma va bene lo stesso

Il Parco di Villa Ghigi e l’Eremo di Ronzano

Il parco, in parte donato al comune nel 1972, prende il nome da una grossa proprietà agricola appartenente ad una famiglia importante, che aveva una villa al suo interno e numerosi altri edifici. La villa oggi non è più agibile, mentre è stata recuperata la casa del custode.

Il parco è un altro polmone verde della città, con parti di esso adibiti ancora a terreno agricolo e pertanto coltivati, e arriva a lambire il centro proprio in zona Porta San Mamolo.

Poco oltre il parco si trova l’Eremo di Ronzano, situato su un colle adiacente al Colle della Guardia, dove si trova il Santuario della Madonna di San Luca. Luogo di culto sin dall’alto Medioevo, i primi edifici si attestano intorno al 1100. Oggi resta un bel complesso costruito a partire dal 1480 e più volte rimaneggiato, raggiungibile tramite il sentiero 904.

Colli bolognesi: da Villa Aldini
Uliveti che ci credono un sacco

A questo punto possiamo scegliere due opzioni: la prima è continuare sul 904 verso l’Eremo di Ronzano, bella chiesetta con caseggiato bucolico, situata sulla strada dei colli. Per arrivarci si aggirano alcune proprietà private e si percorrono dei tratturi, fino a sbucare sulla strada della chiesa.

La seconda opzione prevede una deviazione dal sentiero per girare all’interno del parco di Villa Ghigi, fino a raggiungere la casa del custode, che oggi è stata restaurata ed è divenuta un punto di ristoro.

Da qui poi faremo un anello grazie ai sentieri del parco e torneremo a Villa Aldini.

Villa Ghigi: la casa del custode
La casa del custode prima che la sistemassero

3. San Michele in Bosco e Forte Bandiera

Difficoltà: facile

Tempi di percorrenza: 2 ore

Dislivello in salita: 300 metri

Sentieri: 902 Carta 02 BO Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


E se invece da San Mamolo andiamo a sinistra? Per intenderci, se saliamo al Rizzoli e andiamo a vedere lì dietro dove si sbuca?

Come ho già detto, il Rizzoli è un ospedale che sta sui colli bolognesi, e la salita è così ripida che devono mandarci gli autobus a gasolio perché quelli elettrici incendiano il motore. Ma a parte queste facezie, dopo il Rizzoli troviamo San Michele in Bosco, la vista forse più bella della città.

Colli bolognesi: Forte Bandiera Earth

Partendo da via Codivilla, che arriva proprio in San Mamolo, poco prima della porta, il sentiero 902 è già indicato, sul marciapiede, quindi non facciamo fatica a prenderlo.

Però il sentiero sale subito di brutto: addirittura taglia i tornanti della strada per l’ospedale, quindi è praticamente una scala, che conduce proprio sotto la terrazza di San Michele in Bosco, un grosso complesso conventizio che da qui nasconde un po’ l’istituto Rizzoli, massiccio edificio bianco che si staglia nelle colline.

Ci godiamo un po’ la vista e poi ripartiamo, sempre sul sentiero, che continua sulla strada e poi all’interno del parco del convento.

Brandelli di storia: San Michele in Bosco

Il complesso di San Michele in Bosco ha origini antiche e fu destinato agli usi più svariati. Fu infatti convento degli Olivetani, poi in epoca napoleonica divenne prima caserma e poi ospedale, costituendo la prima sede del Rizzoli. In seguito fu recuperato come edificio di culto ed è noto per la sua splendida terrazza sulla città, recentemente liberata dagli alberi del parco sottostante che ne chiudevano la vista.


Colli bolognesi: veduta di Bologna
Un’altra vista un po’ nebbiosa

Da San Michele in Bosco a San Vittore

Usciti dal giardino del convento, si continua sulla strada asfaltata. La salita è abbastanza costante, ma gran parte del tracciato è ombreggiato.

La strada attraversa un’area boschiva e poi arriva sul fianco ovest del Seminario, aggirandolo sulla sinistra. Poi uscendo, sbuca su via San Vittore.

Da qui, in breve, il sentiero entra nei campi e nella boscaglia, tenendosi sulla sinistra la strada. Si percorre ancora qualche centinaio di metri, aggirando alcune ville con relativi parchi e giardini, e infine si arriva nuovamente sulla strada nei pressi di un incrocio. Siamo sotto San Vittore, sulla via che conduce a Forte Bandiera, e qui troviamo una paio di case storiche dipinte di rosso scuro. Continuiamo.

Brandelli di storia: San Vittore

Il Cenobio di San Vittore è uno dei luoghi di culto più antichi della città di Bologna. È situato sulla sommità del Monte Giardino ed è un dedificio in stile romanico composto da Chiesa, chiostro e foresteria. È dedicato a San Vittore, martire del IV secolo, ed si hanno sue notizie fin dal 441, anche se le memorie diplomatiche sull’edificio si hanno dal 1073.


Colli bolognesi
Dai, che non è un brutto posto dove vivere

Il sentiero prosegue sulla destra della strada,  infilandosi nuovamente nella boscaglia al lato dei campi all’altezza di una curva dell’asfalto, e continua a salire.

Ancora un breve sforzo e si aggira tutto il fianco del monte di San Vittore, tornando ancora una volta sulla strada (via della Fratta) e poi si sbuca all’altezza di un altro incrocio, proprio dietro alla Capannina

Da qui si segue ancora la traccia CAI fuori dalla sede stradale, che aggira una curva di via di Barbiano dopo la fermata dell’autobus, poi la attraversa infilandosi in un tratturo che conduce ad un grosso ripetitore televisivo. Impossibile mancarlo. 

Il sentiero procede a zig-zag nei campi aperti, da cui vediamo stendersi sotto di noi tutta la città. Ma tocca salire ancora, quindi procediamo senza indugio verso l’alto finché non rientriamo sulla strada attraversando una serie di poderi e case coloniche storiche: podere Stanzani e poi Podere Loghetto.

Infine, abbandonata finalmente la strada all’altezza di un bivio su via Santa Liberata, entriamo nel parco e in mezzo ai prati raggiungiamo la nostra meta: Forte Bandiera.

Colli bolognesi: Monte Donato
Autunno a Monte Donato

Brandelli di storia: Forte Bandiera e Monte Donato

Forte Bandiera è in realtà un caseggiato circondato da un filare di cipressi che prende il nome dalla famiglia a cui il podere apparteneva nel 1700. In seguito fu costruita una fortificazione che nel 1860 forniva una linea difensiva alla città tra Reno e Savena, da cui la dicitura di forte. Non ne restano tracce, mentre rimane qualche lacerto di muro sul colle di Jola, adiacente.

Monte Donato, un borgo poco distante con diversi poderi e abitazioni, sorge sul bordo di una grossa dolina all’interno della quale si trovavano diverse cave di pietra serena (selenite) utilizzata nei secoli per la costruzione della città e attive fino all’800.


Siamo dentro al parco che sovrasta Monte Donato, una delle location preferite dai ragazzi per fare pic-nic, grigliate molto abusive e feste di fine scuola. Da qui il tramonto è splendido, con vista su San Luca e sulla città. Immancabile, direi.

Tramondo al Forte Bandiera
Fuoco alle polveri

Tempistiche

Il sentiero per la sola andata si fa in circa 2h, fino al parco di Forte Bandiera. Da qui si può poi proseguire, volendo, lungo il sentiero 900 in direzione Monte Paderno, ma non l’ho mai fatto e non so le tempistiche. Le trovate, in via estesa, qui, nella mappa interattiva dei sentieri della regione consultabile online (meglio da desktop).


4. Dal Savena a Monte Donato

Difficoltà: facile

Tempi di percorrenza: 1 ora

Dislivello in salita: 200 metri

Sentieri: 900 Carta 02 BO Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


Quarto giro, Bologna Sud-Est. Partiamo da San Ruffillo, ex capolinea del 13 su via Toscana, nella zona che potrei agilmente definire “dietro casa”. Adesso hanno fatto ponti nuovi, vabilità alternative ancora da concludere, ciclabili ecc. ma per il bolognese medio, via Toscana è quel luogo magico dove chi la percorre ogni giorno per lavoro o semplice vita fa uscire il peggio di sé, al volante.

Ma noi siamo a piedi, non ci frega nulla.

Imbocchiamo un sentiero non segnato CAI ma ben visibile al lato del fiume. Si prende oltre la cancellata della chiusa della briglia del Savena, dentro ad una macchia di alberi. C’è un cartello di legno di quelli tipo bacheca, che indica per il parco del Paleotto, e viene percorso anche dalle biciclette nonostante sia a tratti abbastanza stretto, quindi attenzione.

Al Paleotto

Il sentiero parte piuttosto infrascato nella vegetazione del fiume. Percorre infatti quasi tutta la sponda del Savena, su fondo misto tra sabbia, ghiaione e terra facile all’infangamento. Però è corto. In breve si spunta all’interno di una specie di piccolo bosco golenale, con pioppi e betulle, proprio sotto una collina.

Siamo ormai dentro al Parco del Paleotto. Qui possiamo trovare grossi prati con terrazzamenti per alberi da frutto, una zona ortiva comunale e un ex campo da calcio ora reso area per il paintball.

Ma noi ci fermiamo prima di arrivare al parcheggio, e quindi in vista di tutte queste belle attrattive. Iniziamo invece a tirare verso l’alto seguendo le cavedagne, fino ad incrociare i cartelli che segnalano la partenza del sentiero numero 900, che andiamo ad imboccare.

Colli bolognesi: uliveto
Non ho foto del Paleotto. Immaginate alberi da frutto invece che ulivi

Da Jola a Forte Bandiera

Il 900 sale dritto per dritto sui colli, incurante della pendenza e tagliando le isobare di netto. In breve entriamo nel bosco e ad un certo punto incappiamo nella strada. È via del Paleotto e le macchine vanno assai veloce anche se è quasi una strada di montagna, quindi attenzione.

Continuiamo sulla strada percorrendo la curva che porta a Jola e che continua verso l’alto e qui imbocchiamo una strada asfaltata chiusa al traffico, che attraversa un caseggiato, che sulla carta si chiama Vizzana.

Da qui il passo è breve: ancora una veloce salita e si arriva a Forte Bandiera da dietro, mangiando negli ultimi metri anche il dislivello rimasto.

Colli bolognesi
Un altro panorama sbagliato

Brandelli di storia: Jola

La chiesa di San Michele di Jola, oggi restaurata da un privato e accessibile solo su invito, è una chiesa medievale molto antica, nota nelle fonti già nel 1100. Appartenente alla pieve di San Pietro, vi fu costruito un castello sempre nel XII poi scomparso, mentre sul colle omonimo furono costruite nell’800 le fortificazioni risorgimentali della città, che proseguivano verso Forte Bandiera.

La chiesa si trova proprio in cima ad un colle che sovrasta l’ansa del fiume, sopra l’attuale Parco del Paleotto, che prende il nome dalla famiglia nobile che deteneva in antico i terreni, i Paleotti.

Il 900 continua poi addentrandosi nelle colline più remote e arriva fino al Parco Cavaioni, sopra la frazione di Gaibola. È parecchio distante e si fa un po’ di su e giù, se volete guardarvi il percorso, come al solito guardate qui.


5. Parco dei Gessi

Difficoltà: facile

Tempi di percorrenza: 1 ora e 30

Dislivello in salita: 200 metri

Sentieri: 802, 817 Carta 02 BO Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


Avevo detto cinque? Ah si. Ma del Parco dei Gessi ho già parlato diffusamente qui, però. È il mio preferito, di itinerario sui colli bolognesi, quindi andate e leggetene tutti. Si partiva dalla Palazza, quindi dalla cima. Se invece venite da Bologna, aggiungete una mezz’ora al giro e guardate la carta qui sotto.

Si parte dalla Ponticella, frazione di San Lazzaro, o meglio ancora dal nuovo Giardino Corrado Alvaro sulla riva bolognese del Savena, e si fa il giro ad anello seguendo i sentieri CAI attraverso le strade e il fiume. Lo trovate dettagliatissimo qui, ingrandendo bene.

Colli bolognesi: Parco dei Gessi Earth

Quanti sentieri sui colli bolognesi! E quanti ne ho lasciati fuori… Il CAI Bologna è molto attivo e si spende per rendere fruibile un po’ tutto, anche se ancora qualcosa attraversa proprietà private e a volte può capitare di trovare un cancello chiuso. Però direi che c’è da camminare un bel po’, per tutte le prossime mezze stagioni.


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