#diariomontano14
Gli archivi della memoria appenninica sono pieni di trekking più o meno impegnativi, ottimi per essere rispolverati in questi momenti di clausura nei nostri confini. Decine e decine di foto in attesa di revisione, carte che prendono la polvere sugli scaffali, ricordi pieni di ragnatele che finalmente riemergono, grazie a qualche domanda ben piazzata al nostro NAS della montagna (il Marito): ma quel giro che abbiamo fatto dal Lago Santo, in mezzo ai sassi, quand’è stato?
Grazie all’inossidabile memoria montana del consorte possiamo quindi rivivere una giornata persa nei meandri del tempo, in una zona che affrontiamo raramente perché “un po’ lontano da casa”: ecco dunque la salita al Monte Giovo, dominatore di questa parte di Appennino Modenese e meta non poi così frequentata.
Lago Santo Modenese
Monte Giovo
Difficoltà | Media |
Tempo di percorrenza | 4h30 |
Dislivello in salita | 500 metri |
Sentieri | 529, 527, 00 Carta Escursionistica SELCA 1:25.000 CAI – Alto Appennino Modenese |
Rifugi | Rifugio Vittoria |
Partiamo dalla nostra casetta nei monti a Osteria Vecchia di buon mattino, in tempo per essere alla partenza entro le 10: ci vuole infatti più di un’ora per aggirare le montagne su strade tutte curve e di ampiezza variabile. Ce la facciamo, siamo anche in compagnia e quindi siamo carichi: le gite condivise sono sempre le più divertenti. Attraversiamo l’antico borgo di Le Tagliole, sopra Pievepelago, e raggiungiamo il parcheggio del Lago Santo. Lasciamo la macchina e saliamo al lago, uno dei luoghi più frequentati dell’Appennino, che si presenta in tutto il suo splendore color smeraldo scuro.

Il lago è di origine glaciale ed è incastrato tra la montagna e un fitto bosco, perciò assume un colore variabile dal blu al verde scuro. È anche abbastanza profondo quindi è una meta fresca e rigenerante, adatta a passeggiate brevi con bimbi, lungo la sponda boscosa. Dall’altra parte è invece impraticabile: le rocce si gettano nell’acqua e seppure esista qualche sentierino che ricalca le sponde, non c’è nulla di segnato e sicuro: meglio sedersi ad uno dei tavoli per picnic sparsi nella faggeta e contemplare le acque tranquille.

Salita
Oggi invece partiamo per un trekking di 500 metri di dislivello, quindi dopo un caffé veloce al Rifugio Vittoria, ci lanciamo sul sentiero numero 529 che percorre la riva destra del lago, dentro al bosco, passando per un altro rifugio (Rifugio Giovo) e un’area camping. Lasciato definitivamente il lago, il sentiero prosegue ancora nel bosco, salendo leggermente verso sinistra, fino ad arrivare ad un bivio, dove sulla sinistra si stacca il sentiero numero 527, che indica il Monte Giovo come unica direzione. È il sentiero più breve che porta alla vetta, ed è anche il più ripido, quindi adatto ad una salita. Lo prendiamo.

La traccia si impenna subito nei prati, salendo per la china scoscesa del fianco sinistro del Monte Giovo. Grazie a qualche tornante superiamo alcuni salti di quota senza attraversare tratti complessi ed evitando le rovine di rocce, fino ad arrivare all’interno di un piccolo altopiano pensile, a quota 1900 metri. Da qui bisogna fare l’ultimo sforzo: si prosegue sul fianco del monte fino ad arrivare sulla cresta visibile dal lago e si continua sulla china sassosa, fino alla vetta.
Info e tempistiche
Il sentiero sulla carta è segnato a pallini perché è tracciato nella ghiaia, con pochi segnavia e soggetto alla rovina da parte delle intemperie. Non è troppo scosceso né esposto, quindi in realtà non presenta particolari difficoltà. Noi impieghiamo in tutto circa 2 ore per la salita.

Giunti in cima ci accoglie una maestosa croce metallica con parafulmine riempita di sassi, a cui appoggiamo gli zaini e che utilizziamo come sfondo scenografico per le nostre foto.
Discesa
Dopo aver mangiato i panini, proseguiamo per il nostro giro lungo il sentiero 00 che si dirige a nord-ovest, fino ad arrivare al Passo Porticciola, prima di Cima Dall’Omo. Questo è territorio sconosciuto per noi: non ci siamo mai spinti più a ovest di qui, nei nostri trekking casalinghi.

Al passo prendiamo il bivio col sentiero 529 che si butta a destra e girando intorno a Colle Bruciata compie un tornante e poi scende in basso in una pietraia che sa di vallone glaciale.
Qui troviamo una fonte, segnata anche sulla carta (Sorgente delle Fontanacce), origine di un rio che appare e scompare tra le pietre, in una zona nominata in maniera evocativa come Campi di Annibale, una specie di pascolo adatto a vederlo soltanto a delle capre.

E sono proprio capre, quelle che incontriamo di lì a poco sul sentiero, che brucano l’erba bruciata di agosto e bevono al ruscello, riempiendo l’aria del suono dei loro campanacci. Il sentiero, oggi facente parte del tracciato dell’AltaVia dei Parchi, prosegue tranquillo fino al Passo Boccaia, in cima ad un monticello, da cui riprendiamo i boschi lasciati al mattino e, tenendo sempre la medesima traccia 529, torniamo sul lungolago nel sentiero che già conosciamo.

Tempistiche
In totale impieghiamo circa 4 ore e mezza per l’intero giro. Il paesaggio è molto suggestivo, con tutti questi massi squadrati che riempiono le vallate, e anche molto solitario: non abbiamo incontrato nessuno sul percorso, ed era agosto pieno. Nessun tratto pericoloso o particolarmente faticoso, adatto quindi anche a bimbi grandicelli con della gamba.

Nelle vicinanze del Lago Santo ci sono anche altri laghi molto interessanti da visitare: il primo è il Lago Baccio, situato poco sopra il primo e di dimensione variabile a seconda della stagione, poiché meno profondo. Si raggiunge col sentiero numero 523 in circa 30/40 minuti ed è quindi una passeggiata affrontabile anche coi bimbi. Gli altri sono il Lago Turchino e il Lago Torbido, nei pressi di Foce Giovo e decisamente più distanti. Questi sono laghi alti e pertanto sono più piccoli, ma sono testimoni di come tutta questa vallata sia estremamente ricca di acqua.

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