#diariomontano03

Il Monte Piana è meta più che nota agli appassionati della Grande Guerra: è stato attraversato dalla linea del fronte tra Regno d’Italia e Impero Austro-Ungarico per oltre due anni e per questo fu teatro di innumerevoli battaglie ed imprese belliche, fino alla ritirata di Caporetto.

Monte Piana e Monte Piano, che sono tecnicamente due punti di rilievo diversi dello stesso monte e cambiano nome a seconda della carta e del versante, sono in realtà le due sommità appaiate dell’altura contesa durante la guerra, scavata e rimodellata da centinaia di metri di trincee, cunicoli e baraccamenti, campo di battaglia aperto e bersaglio per il cannoneggiamento delle artiglierie.

In questo luogo hanno trovato la morte migliaia di soldati, alpini italiani e jäger austriaci, si calcola circa 15.000 uomini. Oggi è un museo a cielo aperto della Grande Guerra, manutenuto da diverse associazioni di volontari, ed è intenzionalmente vuoto. In inverno, anche se le trincee non sono visibili, coperte dalla neve, è forse ancora più suggestivo. Andiamo a farci un giro.

Misurina
Monte Piana

DifficoltàFacile
Tempo di percorrenza1h30 (tempo di salita)
Dislivello in salita325 metri
Sentieri122 Carta Tabacco 03 CORTINA D’AMPEZZO E DOLOMITI AMPEZZANE 1:25.000
RifugiRifugio Monte Piana A. Bosi

Winter Trip

Il nostro punto di partenza è il Lago d’Antorno, un piccolo lago raggiungibile lungo la strada che da Misurina va verso le Tre Cime di Lavaredo e il rifugio Auronzo. Anche se piccolo e un po’ defilato, questo lago è estremamente suggestivo, nella sua bordura di abeti che incorniciano la vista sulle Cime. Perché sì, quelle sono le Tre Cime. In realtà non partiamo proprio dal lago perché ci viene scomodo l’imbocco del sentiero, ma consiglio di farci un salto, all’andata o al ritorno, per il paesaggio.

Lasciamo la macchina un po’ prima, in corrispondenza del parcheggio della pista da sci di Misurina, individuabile molto bene a sinistra della strada per le Tre Cime. Passiamo attorno all’arrivo della pista e prendiamo, sulla sinistra del ristorante, una strada segnata col numero 122 che salendo nel bosco si allontana dalla civiltà. Poco più avanti questo sentiero, che in realtà è una carrabile forestale, attraversa la pista quindi passiamo cercando di non farci centrare dagli sciatori.

Lago d'Antorno e Tre Cime di Lavaredo
Signori, le Tre Cime di Lavaredo

Salita verso il Bosi

Proseguiamo nel bosco su sentiero ampiamente battuto e percorso da motoslitte che conducono, su richiesta, al rifugio Bosi o alla malga Rinbianco, che più avanti troviamo indicata sulla destra. Non c’è bisogno di ciaspe a meno che non si preveda di andare fuori dal sentiero, nel bosco, ma sono sempre utili i ramponcini nei tratti ghiacciati.

Strada del Genio verso il Bosi
La strada dell'esercito coi parapetti

La strada compie diversi tornanti e ad un certo punto si sdoppia: sulla destra il sentiero nuovo più corto, sulla sinistra quello del genio militare, più lungo, con tratti di massicciate e ringhiere. Era una strada fatta e finita, ed è ancora usata per l’approvigionamento al rifugio.

Continuiamo verso l’alto lungo il pendio che si fa sempre più scarno di vegetazione. La salita non è mai troppo dura, si procede di buon passo. Il sentiero è assolato e può essere estremamente caldo, in assenza di vento: un anno siamo arrivati in cima in maglietta, con le giacche avvolte alla cintura, e il piacere di bersi una birra fresca sulle sdraio è stato immenso.

Verso il Bosi
Qui c'erano circa due metri di neve

Dal rifugio al Monte Piana

Infine, dopo un tornante, ecco che avvistiamo il rifugio, una casa di grandi dimensioni con caseggiati attigui per i servizi, gestito dalla famiglia De Francesch, proprietaria dalla sua fondazione. Sorge sulle baracche che durante la guerra furono sede del comando militare, riadattate a luogo di ospitalià turistica negli anni Sessanta. Sopra il rifugio è anche presente una piccola cappella degli eroi con un cannone. Il Bosi è grande e offre diverse camere da letto, buon cibo e ottima compagnia, oltre ad un piccolo museo di cimeli di guerra ritrovati sui monti Piana e Piano.

Dal rifugio, con una breve passeggiata seguendo i segnavia del sentiero 122, si raggiunge la sommità del Monte Piana, dove si trova un bel rifugio storico chiuso, Capanna Carducci, mantenuto immutabile nel tempo, oltre alla Piramide Carducci, un ben visibile monumento bellico. I sentieri non sono battuti, perciò mettiamo le ciaspe e seguiamo con attenzione i segnavia del sentiero, evidenziato con i paletti.

Non ci azzardiamo ad uscirne se non al centro della piana, accanto al vecchio rifugio: sono numerosi infatti i percorsi alternativi, a tratti anche brevemente ferrati, che attraversano la montagna, che seguono le trincee e a volte si affacciano nel vuoto delle pareti di roccia. E non noi vogliamo cadere nelle trincee sepolte dalla neve.

Tre Cime di avaredo dal Bosi
Almeno d'inverno non si sente il rumore delle macchine su al parcheggio

Non sto a rimarcare quanto sia spettacolare il panorama da qui, se la giornata è limpida: si può vedere praticamente tutto, a saperlo individuare. Siamo infatti al centro di una delle aree montane più belle del mondo, e credo che dicendolo non si faccia un torto a nessuno. Resta comunque suggestivo anche all’interno di una tormenta, col paesaggio completamente bianco e il rifugio che appare tra i fiocchi, come un fantasma di neve.

Tempistiche

Il tempo registrato per la salita è circa di 1h30, qualcosa in più se si percorre la strada più lunga. Per la discesa si consideri circa 1h a piedi, molto di meno se decidete di noleggiare lo slittino al rifugio e scendere in formazione serrata fino alla pista da sci, dove potrete comodamente lasciarlo al baracchino delle motoslitte. Il costo se non erro era 5 euro qualche anno fa, ma potrebbe essere cambiato. Attenti ai tornanti perché non ci sono i parapetti!

Se invece volete vedere una versione del Monte Piana più ricco di paesaggio e farvene un’idea estiva, cliccate qui.

Per altre vibes invernali, seguite, come al solito, le freccine.


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