Oggi saliamo in cima, più cima di così non si può: andiamo sul Piz Boè. Perché sulle Dolomiti per andare in cima al mondo non bisogna nemmeno fare troppa fatica. A parte la Marmolada, che coi suoi tre tronchi di funivia non considero neanche, solo sul Sella possiamo arrivarci così facilmente. Il resto è alpinismo.
Il Gruppo del Sella è così grande e così vuoto che fa impressione, almeno per lo standard dolomitico. Si sale con la funivia alla terrazza panoramica e ci si sente subito minuscoli. Poi da qui si può salire su quel cucuzzolo laggiù, su quel dito che punta alle stelle. Quella montagna nella montagna che non è poi così irraggiungibile, anche se appare e scompare, dietro alle nuvolette.
E ci possiamo salire con la bambina sulla schiena, il che la dice lunga sulla fattibilità del tragitto. Andiamo dunque sul Piz Boè, in cima al Sella, in cima alle Dolomiti. Oltre le nuvole.
#diariomontano21
Sas de Pordoi
Piz Boè
Passo Pordoi
Difficoltà | Media |
Tempo di percorrenza | 4h |
Dislivello in salita | 320 metri |
Dislivello in discesa | 1035 metri |
Sentieri | 627, 638 Carta Tabacco 07 ALTA BADIA ARABBA MARMOLADA 1:25.000 |
Rifugi | Rifugio Maria, Rifugio Forcella Pordoi, Rifugio Capanna Piz Fassa |
Quest’anno abbiamo la bambina ad un peso ancora accettabile, quindi al primo giorno di sole deciso partiamo dalla nostra casetta sopra Arabba per andare al Passo Pordoi. Qui, passo leggenda della bicicletta, troviamo anche la funivia fino alla Terrazza sulle Dolomiti. Oggi si sale facile. Shame.
Info utili
La salita al Sella è gestita dagli impianti della Val di Fassa: gli orari e i prezzi li trovate qui.
In funivia sulla Terrazza delle Dolomiti
Parcheggiamo al passo e ci avviamo alla funivia. Facciamo un po’ di fila: oggi il tempo è molto bello e in tanti hanno avuto la nostra idea. Anche perché essere nei paraggi del Sella e non tentare di salire è quasi un crimine. Quindi ci avviamo lenti e fiduciosi in attesa del nostro turno per entrare. La Tata è zainata, scalpita un po’ ma bisogna attendere.
Finalmente ci prendono a bordo: da qui in pochi minuti saliamo verso il cielo e atterriamo letteralmente in cima all’altopiano. Usciamo dal rifugio e la vista è mozzafiato. L’unico problema sono le altre mille persone salite con noi, che vabbé, ce ne faremo una ragione. Oggi è tutto troppo bello per star qui a questionare sulla gente in ciabatte, dai.
Dalla terrazza al Piz Boè
Usciamo dicevo, e dopo qualche foto di rito col telefono perché oggi ho lasciato giù la macchina seria (perché, PERCHÉ??) ci incamminiamo per il sentiero che scende verso la forcella del Pordoi. È l’unico sentiero, non si può sbagliare. C’è molta gente come dicevo, quindi siamo un po’ in fila. Cerchiamo di far passare i gruppi numerosi, o di sorpassarli noi, per vivere la magia nel modo più intimo possibile.
In circa mezzoretta siamo alla forcella. La discesa è stata dolce e facile, abbiamo perso circa 130 metri di quota e ora siamo pronti a salire verso la cima. Un po’ di gente ci abbandona qui, ma il grosso prosegue. Continuando un po’ sul sentiero 627 in breve arriviamo ad un bivio, in uno spiazzo sul fianco del monte. Qui prendiamo il sentiero 638 che sale con decisione sul fianco della roccia, mentre il 627 prosegue in costa.
Qui la folla si sdoppia: in parte seguono il nostro itinerario, in parte si avventurano sul 627, intenzionati ad attraversare il massiccio montuoso. E noi ringraziamo di questa scrematura, anche se altri inesorabilmente arrivano, portati su dalla funivia. Presto dunque, prima delle orde barbariche.
Il sentiero comincia a farsi interessante. Ci sono gradoni di roccia da scalare e passaggi obbligati, che sdoppiando il sentiero consentono a chi sale di non doversi fermare ogni minuto a far passare chi scende. Intelligente. Siamo comunque in molti, e il passo è un po’ condizionato dalla truppa che segue e precede. Siamo anche molto eterogenei. Il sentiero è sì abbastanza pendente, con scalini di roccia e qualche fune, ma ci sono famiglie con bambini di 6/7 anni, persone anziane, gruppi di giovani e qualche altro bimbo nello zaino del papà, un po’ come noi.
Sul Piz Boè, ma con le nuvole
Arriviamo ad un grosso terrazzo, dove ci fermiamo a prendere fiato. Purtroppo arrivano anche le nuvole, quindi l’effetto è un po’ quello di essere nel Nulla. Quel Nulla. Ogni tanto però spunta una lama di luce e si vede la cima, subito prima di essere nuovamente inghiottita dalle nubi. Niente pioggia però, almeno quello.
Riprendiamo a salire e, dopo qualche altro passaggio obbligato, un po’ sdrucciolevole e umido, siamo in cima.
La vetta del Piz Boé è occupata quasi per intero dal rifugio, che tralaltro è terrazzato, e da un megaripetitore gigante, un po’ bruttino. Lo spazio per sedersi è poco e rapidamente si riempie. Smontiamo la bambina ma la teniamo avvinghiata per paura che voli chissà dove. La nuvola ci avvolge e c’è anche un discreto freddo, quindi armeggiamo subito coi panini. Posto nel rifugio non ce n’é, quindi ci dobbiamo sbrigare per non congelarci troppo.
Tempistiche
Abbiamo impiegato in tutto 1h35 minuti per la salita al Piz Boè dalla terrazza, quindi è relativamente facile. Il sentiero offre qualche insidia ma come ho detto è ultrapercorso da tutti, non è esposto e a tratti è anche largo e ha le funi anche dove non sarebbero necessarie. Andate sereni.
Il vento monta e le nuvole non accennano ad andarsene: decidiamo di scendere a valle. Rimontiamo la Tata in spalla e ci avviamo verso il basso.
Discesa al Pordoi
Scendendo il clima ci offre qualche rapido scorcio del resto del mondo, attraverso le nubi che a tratti si aprono, finché non riguadagniamo il sole pieno una volta giunti al rifugio Forcella Pordoi. Qui ci concediamo una fetta di torta all’interno, per scaldarci un po’ e riposarci (la bambina è comunque pesantella). Il rifugio ci offre anche un simpatico siparietto di screzi tra i gestori, pilotati ma divertenti.
Usciamo nuovamente al sole e decidiamo che se non possiamo salire dal basso perché sarebbe troppo peso, dobbiamo comunque cercare di lavare l’onta di aver preso un impianto di risalita (perché gli impianti sono il MALE) scendendo al passo sulle nostre belle gambette.
Imbocchiamo dunque il sentiero 627 che scende nella forcella e, guardando il passo diritto davanti a noi, iniziamo la lunga discesa nel ghiaione.
Decisamente meno gente su questo sentiero, quindi possiamo goderci il ballonzolare morbido tra i sassi, fino ad arrivare sulla parte di traccia dura, dove comincia a spuntare l’erba.
La discesa è impressionante a vedersi, ma in realtà non è così ripida come può sembrare. Usciti dal ghiaione iniziano gli ampi tornanti, che offrono anche diversi spunti panoramici. Infine, scesi dalle rocce, si arriva direttamente sui prati che lambiscono le pareti, e con un’ultima sgambata, arriviamo giusto dietro la partenza della funivia. Vediamo la macchina e ci lasciamo alle spalle il Gigante, in attesa di programmare altre incursioni nello splendido Gruppo del Sella.
Tempistiche
In tutto per scendere impieghiamo 2h15 minuti, più qualche pausa di riflessione sui prati pensili. La guida lo fa in 1h45 minuti, ma probabilmente correndo, senza zavorre. Consideriamo che dalla cima del Piz Boè al Passo sono più di 900 metri di dislivello. In ogni caso è stata una discesa abbastanza veloce e indolore.
E dai dai dai, che c’è ancora un sacco di mondo da vedere!