Come i più attenti avranno notato, nella rassegna dei trekking a Bologna e dintorni pubblicata venerdì scorso ne mancava uno. Più di uno in realtà, ma di quelli carini da fare, direi che rimane questo.

Parlo del sentiero 906 che parte dalla chiesa di Gaibola, San Michele Arcangelo, e si infila nei boschi per riemergere bel bello al Parco Cavaioni. Perché dico che è piacevole da fare? Semplice, perché si introduce nella vegetazione ed esce in un grosso parco pubblico senza attraversare nemmeno una strada asfaltata. E come se non bastasse questo a convincervi, è pure poco frequentato.

Insomma, cosa stiamo aspettando?

#diariomontano40

San Michele di Gaibola
Parco Cavaioni

Difficoltà: facile

Tempi di percorrenza: 4 ore (con bimba al seguito)

Dislivello in salita: 255 metri

Sentieri: 906, 900 Carta 02 BO Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa 1:25.000


Raggiungiamo in fretta e facilmente la chiesa di Gaibola. Ci si arriva da una traversa della via dei Colli, quindi su Maps non vi potete sbagliare. Oh, se poi volete fare la gita lunga, potete sempre partire dal colle dell’Osservanza sul 904, aggiungendo un centinaio di metri di dislivello e un’oretta abbondante. Il 904 è in parte su strada e in parte su tratturi di campagna e fondi sterrati, molto ben segnalato. Non vi potete perdere. Purtroppo non trovate più la mappa online, ma si compra a pochi euro nelle migliori edicole, nelle librerie specializzate, nei negozi di articoli sportivi per la montagna e anche online, qui.

Trekking a Bologna: Gaibola - Parco Cavaioni Earth
Se serve ho la traccia gpx

Brandelli di storia: la chiesa di Gaibola

San Michele Arcangelo di Gaibola viene tradizionalmente fatta risalire all’VIII secolo, quindi alla piena età longobarda. Da questo si spiega anche la dedicazione a San Michele, santo molto caro ai francesi. In generale, vale la regola per cui le chiese di San Michele sono molto antiche, spesso longobarde, così come le chiese dedicate a santi martiri di cui si è persa la memoria storica. Con qualche eccezione ovviamente.Le prime notizie certe risalgono tuttavia al 1221, quando la chiesa faceva parte del pievato di San Pietro di Bologna, nel quartiere di Porta Procola. Nel Seicento fu eretta essa stessa a pieve e assunse funzioni di controllo amministrativo sulle chiese circostanti, tra cui Paderno, Casaglia, Roncrio ecc..

La costruzione attuale risale al 1859 ed è ancora in uso come chiesa parrocchiale. Fun fact: nel campetto dietro all’edificio giocava a calcio Lucio Dalla, da bambino.

Chiesa di San Michele di Gaibola
La chiesa oggi

Scendendo verso il Ravone

Il sentiero che facciamo noi non parte davanti alla chiesa, ma si prende all’incrocio della strada, quindi dopo aver parcheggiato nel piazzale della parrocchia, torniamo un po’ indietro fino al cancello di una ditta di gestione del verde e prendiamo un sentierino, indicato col numero 900, che picchia in basso nel bosco, scendendo alcuni gradini. C’è un buffo cartello che indica galline libere sul passaggio, chiedendo quindi di tenere i cani al guinzaglio.

Scendiamo qualche metro, tra le reti di alcune proprietà private e la scarpata della ditta di gestione del verde, poi usciamo in una radura e vediamo il pollaio con le suddette galline. Ed effettivamente ce n’è una libera, a zonzo. La Tata apprezza.

Continuiamo a scendere oltre i terrapieni delle case e degli edifici canonicali e ci troviamo in una bella terrazza in mezzo al gesso. Perché siamo ancora dentro la vena del gesso, in questa zona della collina.

Il Gessi sotto Gaibola
I compagni di viaggio di oggi che “spontaneamente” si offrono di sobbarcarsi la Tata in assenza del Genitore 2

Il sentiero scende ancora nel bosco, girando intorno alle vecchie cave del gesso e ad alcuni piccoli inghiottitoi. Il contesto è molto simile a quello nei dintorni della Grotta della Spipola, dentro al Parco dei Gessi. 

Continuiamo scavalcando alcuni gradini e aiutando la Tata a non scivolare sul fondo un po’ insidioso del gesso ricoperto di fanghiglia e foglie cadute. Ci inoltriamo nel bosco e man mano che procediamo il sentiero diventa più agevole.

Trekking a Bologna: verso il Ravone
Un po’ di colli estemporanei

Raggiungiamo quindi una zona aperta da cui possiamo guardarci intorno: quelle che vediamo alla nostra destra sono le colline di Casaglia, separate da noi dal torrente Ravone, in fondo al quale ci condurrà il sentiero di oggi.

Perciò scendiamo ancora, sul fianco della collina, poi giunti al termine della discesa, superiamo un piccolo fosso secco e risaliamo per il bosco, in un su e giù che si protrarrà ancora per un po’.

Nel bosco verso il Ravone
SMARMELLA TUTTO!

Il 900 diventa 906

Finalmente, dopo aver superato un altro paio di fossi, raggiungiamo il fondo del nostro percorso, e iniziamo a risalire il torrente. Qui il sentiero 900 diventa 906, indicato chiaramente anche da un cartello. I sentieri sono molto ben indicati, ci sono tantissimi segnali ed è quindi impossibile perdere la traccia. In ogni caso, se non dovesse bastare, il bosco al di fuori del sentiero è parecchio fitto, quindi non dovrebbe venir voglia di abbandonare la via.

Bivio sentiero 900/906
Eccolo, il cartello

Proseguiamo. Troviamo un sacco di funghi di ogni specie e colore (era l’8 novembre, quindi pieno periodo), che invadono letteralmente il sottobosco. La Tata inizia ad essere stanca, quindi ce la carichiamo un po’ in spalla. Fin qui comunque ha fatto un egregio lavoro di gambe, non ci lamentiamo per carità.

Da qui in poi è tutto un su e giù nel bosco, al lato del torrente, con qualche ripida salita seguita da un’altrettanto ripida discesa. Non sembra di prendere quota ma in realtà è tutto una specie di lungo falsopiano. Se non avessimo la cinna in spalla a tratti, sarebbe anche molto piacevole.

Nei boschi del Ravone
Il baldo giovane non ha nemmeno voluto essere pagato

Iniziamo ad avvicinarci alla zona calda, nei pressi del parco. Costeggiamo alcuni poderi coltivati a spagna e trifoglio, belli verdi, e poi ancora boschi di querce e aceri, con splendidi arbusti in veste atunnale che regalano buffe bacche colorate. Ovviamente la Tata le vuole tutte e la mia tasca si riempie in fretta di bacche di rosa canina (che noi chiamiamo pizincul, come pronuncia anche fieramente l’erede), pruno selvatico e pungitopo.

Poderi sopra il Ravone
Un po’ di verde per voi

nfine arriviamo alla grande salita: dopo una curva al lato del torrente, il sentiero sale senza pietà su per il bosco fino ad un campo, e poi si infila in un altra macchia composta però da alberi più grandi.

Sentiamo qualche schiamazzo in lontananza: siamo sotto al Parco Cavaioni e in breve arriviamo ad un bivio indicato con un paletto. In su si va al centro del parco, in giù a sinistra si tiene per il lago. Prendiamo la seconda opzione e in breve arriviamo ad un comodo tavolo all’ombra delle querce, davanti al Lago Cavaioni. Mangiamo.

Tempistiche

Abbiamo impiegato quasi tre ore per arrivare al Parco Cavaioni, ma dovete considerare la cinna che si fermava a raccogliere le bacche, a tirare i sassolini nell’acqua, a lamentarsi un po’, ecc. Direi che in 1h45 una persona normale lo fa tutto.

Parco Cavaioni
Vista dal Parco Cavaioni

Parco Cavaioni e ritorno

Dopo mangiato ci spostiamo nel prato al sole, perché nel bosco fa un po’ freddo. Ci piazziamo proprio al limitare, dalla parte che guarda verso la città, dove c’è anche meno gente. Il parcheggio infatti è pieno e ci sono parecchie famiglie sparse per i prati. 

Devo dire che il Parco Cavaioni non è uno dei miei preferiti: è un po’ isolato e non si vede Bologna perché ci sono troppe altre cose in mezzo. Inoltre d’estate fa un caldo indecente, però in questa stagione è più che decoroso, ed è decisamente meno frequentato degli altri parchi bolognesi. Per oggi, va benissimo.

Parco Cavaioni
Il caratteristico filare di cipressi che conduche alla casa del parco, oggi ristorante

Terminata la siesta al sole, ci incamminiamo prima che venga buio e scegliamo di fare il percorso ad anello, anche se è in parte su strada, per cercare di mantenere la quota il più possibile. Capiteci, la Tata pesa 14 kg.

Prendiamo quindi il sentiero 906A che passa di fianco al laghetto, e ci infiliamo nuovamente nella boscaglia. Qui troviamo un tratto parecchio fangoso, attenzione a non perderci dentro le scarpe, come la bambina.

Boschi nel Parco Cavaioni
Trovo i segnali CAI particolarmente fotogenici

Il sentiero ci conduce sotto la strada asfaltata, tenendosi però nel bosco, con un tracciato parecchio arzigogolato in mezzo alle piante. Questo bosco è più vario: oltre a querce e aceri ci sono anche parecchi cipressi e altri alberi sempreverdi, che cambiano un po’ i colori del paesaggio.

Vediamo ovunque delle tracce di cavalli. Nei pressi infatti c’è un maneggio e spesso il sentiero è doppio, per differenziare il percorso fatto dai cavalli dal nostro, che sarebbe troppo stretto per consentire il passaggio a entrambi.

Dal Parco Cavaioni a Paderno
Campi e boschi

Da Paderno a Gaibola

In poco tempo arriviamo nei pressi di Paderno, dove il sentiero attraversa la strada e percorre un breve tratto sulla collina sopra di essa, al limitare dei calanchi di Paderno. Poi rientra sull’asfalto proprio al centro della borgata.

Qui abbandoniamo il sentiero CAI e decidiamo di tagliare per la strada asfaltata, più veloce e più in pari (ho già detto che la cinna pesa 14kg?). Tralaltro mi dicono dalla regia che il sentiero che prosegue per il Monte Paderno (il 920) è abbastanza infrascato e non proprio segnalatissimo. Tanto meglio così.

Parco Cavaioni e dintorni
Gli ultimi sguardi al tramonto

Prendiamo dunque per la via dei Colli, trafficata a tratti quanto i viali all’ora di punta. Lo so, che brutta roba, ma come ho detto, è tardi e la Tata pesa. Ci diamo una mossa e percorriamo spediti il tratto che ci separa dall’ultimo pezzo di bosco in cui entreremo. Ritroviamo la traccia 900 all’incrocio con via Golfreda, a Fondo Belfiore, ma qui anche il sentiero CAI è sulla strada. Shame.

Come noi, altri escursionisti e parecchie biciclette complicano il traffico che comunque è intenso. Poi, dopo un gruppo di case e in corrispondenza di una fermata dell’autobus, ecco che vediamo il sentiero che si stacca dalla strada, perpendicolare sulla sinistra. Lo prendiamo con gioia.

In breve siamo di nuovo nel bosco, sul 900, al confine con una grossa proprietà privata, e siamo ormai proprio dietro a Gaibola, dove arriviamo dopo qualche minuto. E spuntiamo sulla strada della chiesa, dove avevamo parcheggiato la macchina al mattino. L’anello è chiuso.

Calanchi di Paderno
I calanchi di Paderno

Tempistiche

Impieghiamo circa 1h15 per il ritorno, dove la Tata però è stata caricata solo dall’asfalto in poi. Direi che in 45 minuti si fa. Se allungate sul 920 però non so dire di quanto tempo si parla.

Grafico altimetria Gaibola - Parco Cavaioni
Un grafichino per darvi un’idea del dislivello

Bene, direi che è tutto. Manca qualcosa, come ho già detto, ma se trovo un altro percorso notabile da fare in questi tempi di giallo plus provvederò ad aggiornare. Per tutto il resto, ci sono gli altri articoli!


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