Oggi andiamo a mettere il naso in Val Chedul, o in Val de Chedul, come recita la carta. Ma dov’è? È in Val Gardena, e più precisamente è una laterale alta (e vuota) della Vallunga. Promette bene? Decisamente sì. Il giro che abbiamo fatto è molto scenografico e mediamente impegnativo. Ma la bambina di 6 anni scarsi l’ha portato a casa in scioltezza. Beata lei.
#diariomontano46
Passo Gardena
Forcella Cier Danter lez Pizes
Val de Chedul
Selva di Val Gardena
Difficoltà | Media |
Tempo di percorrenza | 5h (totale) |
Dislivello in salita | 390 metri |
Dislivello in discesa | 930 metri |
Sentieri | 2, 12, 14 Carta Tabacco 05 Val Gardena / Alpe di Siusi 1:25.000 |
Rifugi | Jimmy |
Per questo giro prendiamo l’autobus, perché partiremo più in alto rispetto al nostro punto di arrivo. Da Selva prendiamo il bus per il Passo Gardena e scendiamo proprio qui, al passo. Ci mette una ventina di minuti, passa frequentemente, e non vi costringe a parcheggiare in posti discutibili lungo la strada. Il Passo Gardena non credo abbia bisogno di presentazioni: è praticamente il tempio dello sci invernale.
Salita alla Forcella Cier
Dal passo ci incamminiamo in salita verso il Rifugio Jimmy, che si vede subito sotto le rocce. È un tipico rifugio invernale da sci, molto grande e accogliente. Da qui è decisamente vicino: c’è un po’ di salita da fare lungo la strada sterrata delle piste, e ci siamo. Arrivati al rifugio ci concediamo un caffè e una pausa gioco per i bimbi. Dopo non avremo altri ristori, è l’ultimo punto abitato lungo il percorso, fino alla Vallunga.
Non possiamo attardarci più di mezzoretta però: tutta la strada è ancora da fare. Gambe in spalla dunque e riprendiamo il sentiero 2 che conduce alla Forcella Cier, tra le roccette. La pendenza iniziale è abbastanza ragguardevole, ma presto vengono disegnati alcuni agili tornanti, che la bambina supera come un bravo camoscio.
L’aria è frizzantina ma il sole scalda ancora molto, in questa tarda mattina di inizio ottobre. Perché sì, era ottobre e si stava ancora da favola sulle cime.
Saliamo dunque, e cominciano a comparire sassi da superare, balzelli e roccette sempre più affilate. Finché non arriviamo ad una terrazza nelle rocce, sotto la forcella. Da qui il sentiero scende un pelo per poi risalire per l’ultimo tratto, e si perde del tutto la vista sul Passo Gardena. Entriamo nella montagna, facendo una breve sosta per mangiare qualche nocciolina.
Saliamo infine verso la forcella. Altri avventori ci superano, noi che procediamo un po’ più lentamente per consentire alla fanculla di starci dietro. Ma se la cava alla grande, e in breve siamo in cima: il nostro punto più alto del giorno.
Alla Forcella Cier
La forcella è il punto da cui si dipartono i sentieri per andare al Puez, sulla destra. Puez che un giorno rivedremo, mannaggia al tempo che è passato dall’ultima volta. Ma non oggi: oggi da qui si scende e basta. Però che posto fico.
Ci fermiamo un po’ a riposare a fare foto, che il posto merita assai.
Tempistiche
Dal Passo a qui abbiamo impiegato circa 1h30. 30 minuti per il Jimmy, altri 30 minuti dal Jimmy alterrazzo con le roccette e ancora altri 30 minuti fino in cima. Lineare direi.
Discesa in Val Chedul
Dalla forcella prendiamo il sentiero 12 che si butta nel vallone. Inizialmente è una discesa abbastanza ripida nel ghiaione, un po’ da inventare. Cerchiamo di gestire l’ansia della cinna che qui si sprigiona. Poi diciamo che spiana un po’ e la situazione si assesta. Il sentiero diventa più percorribile e in breve raggiungiamo la piana del vallone della alta Val Chedul.
È un vallone glaciale vuoto, con prati e massi erratici. E non c’è nessuno. Mangiamo qui, alla semiombra di un sassone. Favola.
Ci concediamo addirittura un pisolino, e qualche prova di arrampicata sui sassoni. Poi ripartiamo verso il basso.
Da qui il sentiero è favoloso. Inizia quasi in piano, con le ombre delle montagne che si allungano sulla sinistra e i prati autunnali a destra. La bambina sgambetta come un capriolo in festa.
Proseguiamo verso il basso, con qualche sosta foto, gustandoci il paesaggio. Presto arriviamo ai primi salti di quota da scendere. Ci sono alcuni terrazzi da superare, in Val Chedul, per passare all’ambiente successivo. Ogni zona è caratterizzata dalla sua vegetazione, tipica di quell’altezza. Dai pascoli pensili finali passiamo dunque ai ghiaioni con i primi alberi, e diciamo addio alla parte alta delle cime.
- Leggi anche: Trekking in Val Travenanzes: il giorno più lungo
Scendiamo sempre più. Incontriamo nuovi ghiaioni da superare e qualche pietraia fastidiosa, dove il sentiero ormai scompare. Infine arriviamo alla zona bassa, dove inizia il bosco e l’acqua scroscia intorno a noi. Cominciamo a vedere anche le piante di palude. Ma soprattutto andiamo all’ombra. Perché sarà anche ottobre, ma nelle pietraie fa sempre un bel caldo.
I boschi della Val Chedul
Inizia il bosco, dicevamo. In principio è abbastanza basso, e misto. Poi lascia il posto ad una bella pineta / abetaia, con grosse radici sul sentiero. Scendiamo in maniera costante ormai, e la pendenza inizia a farsi importante.
Infine arriviamo all’ultimo salto di quota: il peggiore. La Val Chedul infatti è una valle laterale della Vallunga, con fiume annesso, che presenta numerose cascatelle sul finale. E noi dobbiamo scendere sul sentiero che affianca quelle cascatelle.
La traccia si lancia nella forra con una pendenza da denuncia. Ci sono i tornanti, sì, ma ormai le nostre stanche gambe gridano pietà. Anche quelle della bambina. Incontriamo anche due bikers che si sono piantati sui gradoni e portano le bici a mano. Nessuna invidia per loro.
Attraversiamo le piante paludose, l’erba alta, ci infiliamo a tratti nel bosco per poi emergere sopra un carico dell’acqua. E infine, siamo in valle, dopo una specie di guado improvvisato. La fatica più grossa è finita. L’ho già detto che è peggio scendere che salire?
Vallunga
Il sentiero 12 che percorrevamo finisce direttamente sul prato della Vallunga, davanti ad una fontana. Che benessere. Immergiamo le mani nell’acqua ghiacciata e beviamo. Poi attraversiamo il sentiero sul prato e guadagnamo le panchine della chiesetta della Vallunga. Un po’ di meritato riposo.
Brandelli di storia: la Vallunga
La Vallunga (Langental) è una valle a U nel territorio della Val Gardena, abitata più o meno da sempre. Sulle pendici della Steviola (uno dei monti che la incornicia) si trovano infatti i ruderi del castello Wolkenstein, costruito intorno al 1200 per controllare la valle. Da sempre attività di pastorizia e coltivazioni hanno interessato la zona, e molte testimonianze sono visibili nella cappella di San Silvestro, che si trova all’inizio della parte interna della valle. I sentieri proseguono fino alla cornice dei monti su cui svetta il Puez, che chiudono la valle. Da qui partono numerosi escursioni, vie ferrate e vie di arrampicata.
Infine proseguiamo verso casa, e lungo il sentiero della Vallunga numero 14 torniamo a Selva. Stanchi ma felici. Soprattutto la bambina, che può finalmente rilassarsi al parco giochi.
Tempistiche
Abbiamo impiecato 25 minuti dalla forcella Cier al centro del vallone. Poi dopo la sosta 1h50 per percorrere tutta la Val Chedul fino alla Vallunga. E da lì un’altra ora fino a casa. E qui dipende da dove avete la casa. il conto traccia comunque finisce al parco giochi dietro al palaghiaccio di Selva. Controllate voi le tempistiche nel grafico. In totale comunque sono 5h di cammino per circa 9,3km.