#diariomontano26
Oggi si va in Veneto, a vedere cosa c’è nella valle di Padola, che tanto abbiamo usato come base di partenza per i nostri viaggi. Intanto è una valle lunga e verdeggiante, con tanto di impianto termale alla fine, purtroppo chiuso da anni, con case vacanze, campi a fieno e roboanti corsi d’acqua. Si chiama Val Grande, e si raggiunge direttamente da Padola in macchina.
Per chi non avesse idea di dov’è Padola, è il primo grosso paese oltre il passo di Monte Croce Comelico, che si raggiunge da Sesto e Moso. Ed è ben più grosso di Sesto e di Moso: è un antico paese Veneto, con le casone storiche e tutto il resto. Grosso centro del Comelico, sede del comando durante la Grande Guerra, ecc ecc. Andateci.
Bagni di Valgrande
Rifugio Berti al Popera
Anello del Vallon Popera
Difficoltà | Media |
Tempo di percorrenza | 5h30 |
Dislivello in salita | 875 metri |
Sentieri | 171, 101, 124 Carta Tabacco 10 Dolomiti di Sesto – Sextener Dolomiten 1:25.000 |
Rifugi | Rif. Lunelli, Rif. Berti al Popera |
Informazioni utili
Ho accorpato due giri in uno così facciamo prima: la verità vera è che siamo andati una prima volta dai Bagni di Valgrande al Lunelli che ero incinta (quindi è facile), e poi un’altra volta abbiamo fatto dal Lunelli al Berti con giro in quota con la bimba nel marsupio che aveva tipo 5 mesi. Ma non vedo perché non si possa fare tutto insieme. Però, per dovere di cronaca, al Lunelli si arriva in macchina.

Salita
Partiamo dunque dai Bagni di Valgrande: dal centro di Padola si seguono le indicazioni che portano lungo i prati in direzione del passo, dentro la vallata, e si parcheggia nei pressi dell’impianto termale dismesso, dove ci sono le partenze dei sentieri.
Imbocchiamo il numero 171, in principio su strada, che costeggia degli ampi prati con casere e malghe fino ad inoltrarsi nel bosco che fiancheggia il fiume. Si prosegue così in leggera salita su un sentiero abbastanza comodo e ampio, adatto a tutti. In circa un’ora si arriva in vista del primo rifugio, il Lunelli: casona in sasso al sole davanti ai pascoli, con vista sulle Dolomiti di Padola, a quota 1568. Si raggiunge anche in macchina, come dicevamo, ed è perciò perfetto come partenza per altri giri più impegnativi e più in alto.

Dopo una breve sosta, ci incamminiamo sul sentiero numero 101 che attraversa il torrente e sale velocemente sulle pendici della montagna, assolato e abbagliante nel suo fondo sassoso immacolato. La salita è ripida e costante, sulla traccia che a piccoli tornanti supera ad una ad una le asperità del terreno, incorniciata dalle mughe e da qualche abete basso.
Rapidamente guadagnamo parecchia quota: dobbiamo infatti salire sul Creston Popera, che dal Lunelli vedevamo di fronte a noi. Giunti al termine dei tornanti, il sentiero si insinua nella vallicella e supera le ultime salite, fino ad arrivare al rifugio Berti al Popera, costruito su di un terrazzo all’imbocco del Vallon Popera. E la vista che abbiamo davanti è qualcosa di stupendo.
Tempistiche
Dal Lunelli al Berti impieghiamo circa un’ora: la salita è molto ripida ma veloce e la quota presa qui è circa 400 metri, da 1568 a 1950.

Giro del Vallone
Dopo la pausa pranzo, tra le mughe dei terrazzi del Creston Popera, nei pressi del rifugio, decidiamo di fare un giro nel Vallone, per vedere meglio questo splendido altopiano.
Imbocchiamo il sentiero 124 sulla destra del rifugio, che costeggia il Creston Popera e passa tra le trincee e i rinforzi della Grande Guerra: qualcosa è ancora visibile in parete, un sentiero prosegue lungo la cresta fino ai ruderi del rifugio abbandonato intitolato al capitano alpino Sala, che non indaghiamo poiché un po’ troppo esposto per il nostro carico prezioso (bimba marsupiata di 5 mesi).

Brandelli di storia: il Passo della Sentinella
I tre rifugi della vallata, compreso quello abbandonato, sono intitolati rispettivamente a Italo Lunelli, aspirante ufficiale trentino arruolatosi negli Alpini nel 1915; Antonio Berti, alpinista e medico italiano arruolato volontario sul fronte delle Tre Cime di Lavaredo; Giovanni Sala, capitano e comandante dei Mascabroni, unità speciale degli Alpini con cui realizzò l’attacco al Passo della Sentinella.
Ora, ci sarebbe da stare ore a discutere sulle gesta di questi uomini e dei loro compagni, ma brevemente: il Passo della Sentinella era ritenuto importante durante le operazioni belliche poiché collegava, anche se molto in alto, la Val Padola alla Valle di Sesto. Il Vallon Popera e le sue creste erano saldamente in mano italiana, mentre il Passo era stato perso all’inizio della guerra ed era in mano austriaca.
La presa del passo
Le operazioni si concentrarono per lunghi mesi sulla riconquista del valico, fra furiose nevicate e valanghe improvvise. Furono installati dei cannoni sulla cima del Monte Popera (quota 3046 metri), detti “i cannoni che sparano dalle stelle”, e fu fortificata la cresta Zsigsmondy, oltre all’installazione di postazioni e collegamenti sulla Cima Undici. Per tutto il 1915 il comando italiano imbastì operazioni per la presa del passo, partendo dal Vallone, che fallirono miseramente. Per una in particolare, addirittura, il battaglione alpino impiegato nelle azioni si rifiutò di avanzare verso morte certa: ne seguì un processo per tradimento.
Alla fine dell’anno nacque l’idea vincente di scendere dall’alto, e il Capitano Sala mise a punto il piano finale: con una divisione speciale di rocciatori e alpinisti provetti, i Mascabroni, anche grazie all’apporto “logistico” dell’alpinista Lunelli, si calò dall’alto di Cima Undici in due canaloni poco sorvegliati perché considerati troppo pericolosi, e sorprese le sentinelle del passo: era il 16 aprile 1916. L’operazione fu un successo e fu senza morti, ma soprattutto fu un’impresa alpinistica incredibile che ancora oggi viene ricordata ogni anno. Ed è per questo che quel dito lassù ci incuriosisce tanto, a guardarlo.
E ci andremo, prima o poi.

In breve il sentiero piega verso l’interno del vallone, fino ad arrivare ad un piccolo laghetto sotto le creste, la nostra quota più alta di giornata, prima di tornare sul 101 e scendere nuovamente verso il rifugio Berti. Ci lasciamo alle spalle gli alpinisti che scalano il ghiaione verso il passo, non senza un briciolo di invidia.
Discesa
Tornando al Berti, riprendiamo il sentiero fatto all’andata, ma giunti al Lunelli, invece di riprendere il sentiero 171, decidiamo di imboccare il 155, un sentiero un po’ infrascato nel bosco, che sale fino ad una piega della montagna e poi scende nuovamente verso valle, non senza aver prima attraversato un ponticello su una cascata, dentro un bosco fradicio di acqua e ricco di funghi.

Usciti dal bosco, ci immettiamo su una strada forestale che ci riconduce a valle, ai Bagni di Valgrande. Abbiamo allungato un po’, ma abbiamo fatto un anello, più o meno.
Tempistiche
Il conto totale delle ore è un po’ approssimativo, perché appunto ho riunito due giri fatti in anni diversi ma all’incirca siamo sulle 2h30 per salire e 3h per giro del Popera, discesa e anello alternativo sul sentiero 155, dove c’è una ripresa di quota di un centinaio di metri. Detto ciò, il giro è divisibile in tappe, ovviamente, e con i bimbi si può fare anche solo l’anello basso del Lunelli, oppure con bimbi un po’ più grandi, si può fare la sola salita dal Lunelli al Berti, parcheggiando al rifugio, per godersi il panorama.
Bonus
Breve bonus immagine storica tratta direttamente dal muro del mio soggiorno (immagine puramente propagandistica nonché errata nella data e nei particolari). Si evidenzia qui il nostro livello di malattia riguardo alla Grande Guerra.
Tutto ciò che è intorno alle Tre Cime è bello quanto le Tre Cime. Seguite le freccine.

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